E’ inarrestabile il boom del biologico in Italia, con un incremento del 20% delle superfici coltivate e degli operatori. Secondo le elaborazioni effettuate dal SINAB, per il ministero delle politiche agricole, le superfici coltivate con metodo biologico in Italia nel 2016 hanno raggiunto quota 1.795.650, rispetto agli 1,5 milioni del 2015. Lo dichiara all’ANSA il ministro Maurizio Martina. In termini assoluti, nell’ultimo anno, sono stati convertiti al biologico oltre 300 mila ettari. Crescono anche gli operatori che salgono a 72.154 (+20,3%).
“Il modello agricolo italiano – commenta all’ANSA il Ministro Maurizio Martina – si conferma tra i più sostenibili in Europa“. “Stiamo lavorando – ha proseguito Martina – con una programmazione seria per il sostegno al biologico e i risultati ci dicono che la strada è giusta. Oltre alle risorse europee stanziate con le regioni, per 1,5 miliardi fino al 2020, abbiamo introdotto per la prima le mense biologiche certificate e rafforzato le norme sui controlli. La sostenibilità è sempre più una chiave centrale di competitività per il sistema agroalimentare italiano”. Tra le colture con maggiore incremento ci sono gli ortaggi (+48,9%), cereali (+32,6%), vite (+23,8%) e olivo (+23,7%). Per quanto riguarda la distribuzione regionale delle superfici biologiche, la maggiore estensione è registrata in Sicilia con 363.639 ettari, cui seguono la Puglia con 255.831 ettari e la Calabria con 204.428 ettari.
La Sicilia occupa il quarto posto nella produzione regionale di vino (5,6 mln di ettolitri, 12% del totale, dato 2015) dopo il Veneto, la Puglia e l’Emilia Romagna; ha la maggiore superficie vitata nazionale (oltre 110 mila ettari di cui 25 mila biologica) ed è in testa alla classifica delle superfici biologiche italiane: 25 mila ettari su 68 mila.
Anche Francesco Ferreri, presidente di Assovini Sicilia, ha confermato dal suo osservatorio le cifre positive dell’export dei vini siciliani: “Nel 2017 – ha detto – prevediamo un aumento del trend di vendite del 5-6 per cento. Assovini raggruppa 76 aziende, e i dati in nostro possesso ci dicono che del vino prodotto nelle nostre cantine, per un valore di quasi 300 milioni di euro, il 60% è destinato ai mercati esteri. Possiamo contare su una qualità dei vini che migliora ogni anno,grazie anche alla sempre maggiore attenzione che le aziende hanno nella fasi di produzione e nel rispetto del territorio. Registriamo una presenza ancora più capillare nei mercati internazionali di vini siciliani e siamo testimoni di un interesse in crescita verso la nostra isola da parte di esperti di vino, consumatori e turisti attratti dalle aziende vinicole”
ANCHE IL RELATIVO MERCATO DEL VINO BIOLOGICO IN NETTA CRESCITA…
Prosegue il successo del vino biologico italiano sui mercati internazionali che vale 192 milioni di euro, con un’impennata del 40% registrata nel 2016 rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge dalla ricerca Wine Monitor Nomisma realizzata in occasione del Vino Bio Day per Ice-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Bene anche i consumi e le vendite nel mercato interno. Un italiano su 4 (il 21%) lo ha consumato nel 2016 almeno una volta, il 2% rispetto all’anno precedente. Bene anche le vendite che hanno raggiunto 275 milioni di euro, registrando +34% rispetto al 2015. Il mercato interno, considerando tutti i canali, vale il 30% del totale (83 milioni, +22% rispetto al 2015).
In base alla ricerca, l’export di vino biologico italiano pesa per il 3,4% sul totale dell’export del settore, ma il trend è in continua crescita grazie anche a una forte propensione all’export delle aziende bio (79% vende all’estero), che rappresenta il 70% del fatturato. Per quanto riguarda i principali mercati di sbocco, l’Ue rappresenta la principale destinazione (66% a valore), con in testa la Germania (33%), seguita dagli Stati Uniti (12%).
Le aziende sono ottimiste per i prossimi anni. A trainare le vendite, secondo il 28% del campione, saranno i mercati terzi, primo fra tutti quello statunitense. Una su 4 poi prevede un aumento di oltre il 10% del proprio fatturato dovuto all’export nei prossimi 3 anni, un ulteriore 54% prevede comunque una crescita compresa tra il 2% e il 10%. Più dei 2 terzi delle aziende, infine, scommette sulla crescita dell’export, mentre le altre non prevedono variazioni sostanziali del proprio giro d’affari, ma neanche alcuna diminuzione delle vendite.
Fonte ANSA
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